Cosa significa “amore”?
Quanti tipi di amore esistono? Quando si parla di amore molto spesso pensiamo
all’amore tra uomo e donna, ma esistono molte sfumature per questo stupendo
sentimento. Esiste l’amore dei genitori per i figli ed esiste quello dei figli
per i genitori che forse è il tipo di amore più doloroso, perché come figli
possiamo solo assistere i nostri genitori nel loro trascorrere. Questo è un
racconto che ho scritto pensando a quanti vedono i loro Eroi invecchiare e tornare
piccoli e indifesi. Ma non è un racconto triste, anzi … segreto.
Piero
non voleva saperne di andare a letto. Da dentro casa Irma lo chiamava
preoccupata, ma lui sapeva che adesso era grande. Maggio stava finendo e il suo
compleanno era già passato da un pezzo, perciò aveva compiuto tanti anni e non
c’era più bisogno che Irma lo mettesse a letto.
A
Piero non importava quanti anni avesse, purché ogni giorno fosse ricco di nuove
scoperte e avventure. Seduto sulla grossa pietra al bordo del prato osservava
attentamente l’erba tutta verde e morbida, i fiori che stavano sbocciano nelle
aiuole, le piante con il loro nuovo carico di belle foglioline, le api e le
rondini che volavano di nuovo in cielo. Sì, la primavera era scoppiata e presto
sarebbe arrivata l’estate. Però era preoccupato: per tutta la settimana aveva aspettato
il buio ma non le aveva ancora viste. E pensare che per tutto l’inverno aveva atteso
il momento in cui le sue amiche sarebbero venute a salutarlo appoggiando il
loro soffice bacio sulla sua mano.
Irma
continuava a chiamarlo, ma lui, imperterrito, non si muoveva. Perché lui sapeva
che di lì a poco le fatine sarebbero arrivate per danzare con lui.
“Rientra,
fa freddo!” lo richiamò Irma da dentro casa.
“No,
adesso arrivano” rispose con convinzione, “E non ho freddo. Ti ho già detto che
non ho freddo, insomma!”.
“È
ora di andare a dormire!” provò a intimare Irma.
“Ancora
cinque minuti!” rispose Piero imbronciato, incrociando le braccia sul petto.
“Non
vengono questa sera le lucciole” sospirò la donna.
Ma
quali lucciole!
Piero
sapeva benissimo che le sue amiche dell’erba erano in realtà delle minuscole e
delicate fatine luminose. Le sue amiche fatine dovevano venire per raccontargli
della lunga battaglia invernale, che avevano combattuto nella profondità della
terra contro il terribile drago. Irma lo chiamava rospo bavoso, ma lui
conosceva la verità: sottosotto quel rospo era un terribile drago sputa fuoco. Era
un segreto, e solo lui e Giacomo potevano conoscere la vera natura degli
abitanti del prato.
Giacomo
gli raccontava sempre delle avventure delle fatine, e gli raccontava di quando
era un ometto di sei anni e partecipava alle loro battaglie. Forse un giorno le
sue amiche avrebbero chiesto aiuto anche a lui. Piero lo sperava perché voleva combattere
contro il drago e anche contro tutti gli altri terribili pericoli del prato.
Pian
piano un leggero brillio intermittente si sollevò dall’erba sotto i rami del
grande acero, seguito da un altro poco distante. E poi un altro, e un altro
ancora.
“Arrivano!
Arrivano!” urlò felice Piero mettendosi a saltare e ballare, “Lo sapevo!
Arrivano vedi! Avevo ragione io!”
Piero
si alzò facendo leva sul bastone e corse in mezzo al prato per raggiungere le
sue amiche e danzare con loro. Ai suoi occhi i piccoli insetti si trasformarono
in meravigliose creature magiche.
Irma
lo guardò attraverso la finestra, felice di vederlo ancora una volta in
compagnia delle meravigliose fatine che un tempo erano state anche le sue
compagne di fantastici giochi.
“Hai
ragione papà, hai sempre avuto ragione” sospirò Irma.
“Sono
arrivate mamma?” domandò Giacomo.
“Sì
Giacomo, sono arrivate anche quest’anno. Hanno vinto la battaglia contro il
drago anche stavolta, e tuo nonno potrà ballare ancora un’estate con loro”
rispose la mamma al figlio.
“Shh..
è il nostro segreto di famiglia” disse Giacomo asciugando la lacrima che
scendeva lungo la guancia di Irma.
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